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Posts Tagged ‘prodotti agricoli’

assemblea coldiretti 2013

Di Alessandra Nucci

Oggi l’Assemblea Nazionale di Coldiretti si è aperta con due messaggi importanti, il primo del Pontefice Papa Francesco ed il secondo del nostro Presidente della Repubblica Italiana Napolitano che attraverso le loro parole hanno affermato il ruolo importante dell’agricoltura nella difesa del nostro territorio, nel garantire un ambiente sano e vivibile per tutti e per la crescita economica grazie al ruolo identitario che l’agricoltura ha nella nostra Nazione. Sono due messaggi che riempiono di speranza  e fiducia per l’avvenire dell’agricoltura.

 Oggi in Assemblea sono emersi però  anche dati allarmanti per il settore agroalimentare, a raccontarlo è il Presidente di Coldiretti Marini, che sottolinea come marchi storici del settore agroalimentare italiano siano passati in mano straniera.

E’ una storia che inizia da lontano, si è partiti con i grandi produttori di olio italiano, Sasso, Carapelli, Bertolli acquistati dal gruppo spagnolo SOS,  per arrivare ai salumi Fiorucci, alla Galbani fino alle più recenti acquisizioni della Star, di Fattorie Scandalose, di Parmalat. Tutti marchi che hanno accompagnato la storia italiana dagli anni ’60 ai nostri giorni e che hanno segnato la crescita economica del nostro Paese.

Il settore agroalimentare  è quello che meglio sta reagendo alla crisi, facendo segnare percentuali positive nell’export  come nessun altro settore riesce a fare. L’agroalimentare ha un valore importante e riconosciuto all’estero tanto da divenire terreno di conquista. Gli ultimi acquisti sono quanto mai significativi, è passata in mano cinese un’azienda agricola del Gallo Nero nel Chianti e la Riso Scotti è per il 25%  spagnola.

L’agroalimentare italiano vale 32 mld di euro ma il falso agroalimentare Made  in Italy vale 60mld di euro, una sottrazione importante di valore economico per i produttori onesti e una sottrazione di sicurezza alimentare per tutti i consumatori.

L’agricoltura è il primo anello di questa catena che evidentemente  crea un valore importante per l’economia italiana.

L’agricoltura è fatta dai coltivatori che ogni giorno svolgono un importante e attento lavoro di preservazione del territorio, del nostro paesaggio che, insieme al cibo rappresenta un patrimonio nazionale che ci viene riconosciuto in tutto il mondo e che spinge gli stranieri a venire nel nostro Paese e ad investire. I prodotti alimenti, il territorio,  il paesaggio vanno riconosciuti come beni comuni e difesi perché diventino la nostra forza per il rilancio economico.

Riconoscere il valore dell’ agricoltore significa lavorare per una  più equa distribuzione economica , significa riconoscere nei prodotti agricoli, non solo la materia prima destinata all’industria alimentare ma il prodotto alimentare che garantisce la tracciabilità, sicurezza alimentare, vicinanza tra consumatori e produttori.

In tal senso va la bella iniziativa di Iper che insieme a Coldiretti ha realizzato “Voi” la linea di Valore di Origine  Italiano, che, come ha spiegato il Direttore Generale del Gruppo Iper, Stefano Albertazzi,  vuole essere una garanzia di qualità e sicurezza: prodotti italiani, fatti in Italia e con materie prime solo italiane. Una tracciabilità di tutta la filiera produttiva  a difesa dei consumatori italiani (8 su 10 cercano prodotti nostrani) e a tutela dei produttori.

I prodotti alimentari non possono essere il frutto dell’ industria alimentare che produce secondo logiche di interesse economico e di riduzione dei costi ma deve tornare ad essere frutto della terra che arriva ai consumatori senza troppi passaggi e grandi trasporti che fanno lievitare i costi e abbattono il valore del cibo.

marini

Bisogna iniziare ad avere il coraggio di cambiare è l’appello che viene dal Presidente Marini per affermare una nuova visione che premi l’agricoltura italiana.  Raccogliere gli interessi del nostro territorio per tradurli in leve competitive. Il modello di sviluppo deve venire dal recupero di quello che siamo ed abbiamo come italiani.

La produzione agricola e alimentare italiana è fatta di biodiversità, di tipicità che sono le ricchezze del nostro Paese. Costituiscono il bene comune nazionale, per questo deve essere tutelato il produttore agricolo che, non solo produce cibo, il bene più prezioso, ma è anche colui che vive di agricoltura che produce quei prodotti unici che costituiscono il nostro valore competitivo.  L’agricoltore deve essere quindi sostenuto perché è interesse dello Stato proteggere le piccole realtà produttive di qualità e tipicità.

Erano presenti all’assemblea quattro ministri, segnale importante che fa sperare che la politica inizi a vedere nell’agricoltura un settore economico importante su cui puntare.

Il Ministro delle Attività Produttive Zanonato, il Ministro della Salute Lorenzin, il Ministro dell’Ambiente Orlando e il Ministro dell’Agricoltura De Girolamo.

Importanti i temi trattati nei diversi interventi: la ricerca di un’alleanza tra ambiente e agricoltura necessaria per difendere il nostro territorio, per premiare le bellezze artistiche e paesaggistiche ma anche per difendere la nostra biodiversità quindi dicendo no agli OGM.

La lotta al consumo di suolo deve essere il primo obiettivo. Una costrizione dell’espansione urbanistica è necessaria in quanto prima causa di degrado del paesaggio.

Il Ministro dell’Agricoltura De Girolamo ha evidenziato la necessità che i finanziamenti della PAC vadano ai veri agricoltori e la necessità che l’Italia inizi a credere nelle proprie risorse e si faccia sentire in Europa nell’affermare la libertà di difendere le proprie caratteristiche produttive e la propria vocazione.

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copertina libro

Ieri sera nell’accogliente atmosfera del Club delle Cuoche di Luisanna Messeri, si è svolta la presentazione del libro di Alessandra Nucci “ PERTERRA. Coltivare il valore del cibo” edito da Effequ . Patrocinato dal Conaf e da Pandolea.  Dal 27 marzo nelle librerie.

La serata è stata guidata dal bravissimo Sandro Capitani conduttore della trasmissione di Radio 1 “la Terra” che ha introdotto i numerosi ospiti in un interessante percorso per scoprire i diversi aspetti di questo libro.

Il prof. Giuseppe Alonso presidente del Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura ha ricordato come la sana alimentazione va ha nutrire correttamente le cellule del nostro corpo da qui la necessità di prestare attenzione a quel che mangiamo richiamando il bisogno di un’educazione alimentare,  la D.ssa Rosanna  Zari Vice Presidente del Consiglio Nazionale Dottori Agronomi e Dottori Forestali ha parlato di come i cambiamenti climatici e la riduzione della disponibilità di suolo ed acqua portano alla necessità di una nuova attenzione alle tecniche agronomiche. Loriana Abruzzetti Presidente di Pandolea ha raccontato l’impegno dell’associazione nella sensibilizzazione dei bambini delle scuole verso la corretta alimentazione e nel promuovere l’olio extra vergine d’oliva prodotto agricolo di grande importanza nutrizionale e simbolo dell’agricoltura italiana, Roberti Muzi Resp. Lazio mercati della Terra, ha portato la testimonianza di Slow Food nell’impegno a proteggere il cibo e a difendere i produttori agricoli. Alessandro Poggi e Fabio Neccia, due produttori laziali erano presenti con i loro prodotti proprio a rappresentare la filiera corta che garantisce i consumatori attraverso l’acquisto direttamente dai produttori.

“PERTERRA – Coltivare il valore del cibo”, come ha spiegato l’autrice,  è un libro che indaga il nostro rapporto con la terra e il cibo dal punto di vista emotivo e culturale, osservando come si è modificato negli anni e quali cause hanno portato a un sostanziale allontanamento dell’uomo dalla natura. Un percorso che parte dalla storia, dall’agricoltura, dalla difesa del suolo e arriva a descrivere i diversi alimenti per scoprire come mettere “ordine” nella nostra dispensa e nella nostra vita.

PERTERRA vuole riflette sulla necessità di ridare centralità al cibo, difende  il consumo dei prodotti locali, la stagionalità, le materie prime rispetto ai cibi pronti.  Il cibo, infatti, negli ultimi cinquant’anni  ha subito una profonda trasformazione passando da prodotto agricolo a prodotto industriale con le caratteristiche di alta reperibilità e bassa deperibilità.

L’educazione alimentare diviene quindi lo strumento per trasferire alle nuove generazioni  valori responsabili e sostenibili  che stimolino una nuova domanda di prodotti di qualità, tracciati, a km 0 perché attraverso una nuova attenzione  alla provenienza  del cibo difendiamo il nostro diritto a sapere cosa mangiamo e nello stesso tempo aiutiamo la nostra economia, il nostro ambiente, la nostra salute.

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di Alessandra Nucci

Il 5 dicembre presso il Comando dei Carabinieri delle Politiche Agricole ed Alimentari a Roma, si è tenuto un interessante incontro, organizzato dall’Unaprol, sul nuovo sistema di tracciabilità dell’olio italiano, erano presenti all’incontro Il Colonnello dei NAC Maurizio Delli Santi, Emilio gatto Direttore Ispettorato per la prevenzione e il contrasto alle frodi del Mipaaf, Pietro Sandali e Massimo Gargano rispettivamente Direttore Generale e Presidente dell’Unaprol e Maurizio Servili dell’Università di Perugia.

Al centro dell’incontro l’analisi degli strumenti e delle norme, in continuo miglioramento, per difendere il testimone più illustre dell’agroalimentare italiano: l’olio extra vergine d’oliva italiano.

Perché è diverso l’olio extra vergine d’oliva italiano? Siamo sicuri che ci sia effettivamente qualcosa di particolare che rende l’olio italiano un’eccellenza che valga la pena difendere?

Rispondere a queste domande significa evidenziare e far conoscere le motivazioni che stanno alla base di un prodotto tipico della produzione agroalimentare italiana ma anche il più soggetto a falsificazioni e contraffazioni.

L’olio italiano è infatti il più imitato e, sotto il nome “Made in Italy”, come attestano i continui sequestri da parte del Corpo dei Carabinieri dei NAS,  si presentano sul mercato oli che nulla hanno a che vedere con le produzioni squisitamente nazionali.

Ad aiutarci in questo cammino alla ricerca dell’olio d’eccellenza, ci vengono in aiuto i numeri. Dall’analisi chimica dell’olio si evincono importanti parametri che ci raccontano la sua provenienza  e le sue qualità.

Perché un olio sia effettivamente un olio d’eccellenza e che si possa quindi affermare che faccia bene alla nostra salute, deve avere dei livelli di tocoferoli, polifenoli, acido oleico, alchil-esteri tali da non essere semplicemente catalogato come olio extra vergine. Analizzando questi parametri emerge che  gli oli italiani hanno sempre livelli di tocoferoli > di 120 mg/Kg, Alchil-esteri < di 30 mg/Kg e Polifenoli da 250 a 930 mg/Kg della Coratina contro i 43 della Arbequina .

Partendo da queste evidenze diventa importante lavorare per creare  una categoria di un olio d’eccellenza italiano che possa essere protetto da contraffazioni  proprio perché “blindato” da parametri stringenti.

Ma perché l’olio italiano è così diverso dagli altri oli sia europei che extra comunitari?

La differenza nasce dal territorio, dalla biodiversità, dall’ambiente. In Italia si possono contare più di 300 cultivar, ogni regione esprime un proprio potenziale fatto di sapori, profumi e gusti differenti. Territori si alternano dalle colline al mare, da argillosi a calcari e sono caratterizzati da grandi differenze climatiche . Sono queste differenze che ci regalano degli oli ricchi, vari e nutrizionalmente importanti. La nostra produzione olivicola è enormemente frammentata con frantoi distribuiti in tutto il territorio nazionale, in Spagna, al contrario, il 74% della produzione è concentrata in Andalusia e tutti gli oli vengono da solo 4 tipi di cultivar.

Che strumenti abbiamo per difendere il nostro olio?

La ricerca a sostegno dell’alimentazione ci fornisce strumenti  validi e fondamentali per scovare le frodi e le sofisticazioni. Il Prof. Servili insieme al Prof. Cruciani e alla dott.sa Baldoni, hanno presentato i primi risultati della ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Economico-Estimative e degli Alimenti Sezione di Tecnologie e Biotecnologie degli Alimenti, promossa  dall’Unaprol e cofinanziata dal Mipaaf, per difendere l’olio italiano. Il lavoro è partito dall’utilizzo e dall’identificazione di isotopi stabili dell’olio unitamente alla ricerca di marcatori genetici sul DNA dell’olio ed ha permesso di elaborare un modello statistico in grado di individuale la provenienza di un olio. Il modello, partendo dall’analisi di un campione d’olio, è in grado di indicare se è italiano (indicando anche la regione di provenienza) o piuttosto se si tratta di un olio straniero (indicando se  greco o spagnolo, ecc). Uno strumento importante che ci permette di lavorare in difesa dell’olio nazionale. 

Il 2012 è stato un anno significativo per l’olio italiano, come è stato sottolineato dal Presidente dell’Unaprol Massimo Gargano, grazie all’attenzione che, su più fronti, viene dedicata a questo prodotto.  Le forze politiche attraverso il decreto “Salva Olio Italiano” hanno posto l’accento sull’importanza dell’etichettatura  e sulla necessità di collaborazione con le forze dell’ordine per monitorare il grande passaggio d’olio che avviene nel nostro Paese.  “E’ importante creare una coscienza civile ed una cultura che renda inaccettabile che in Italia non vi siano norme chiare a tutela del prodotto che forse, più di ogni altro, ci rappresenta nel mondo. L’agricoltura e l’olivicoltura sono patrimonio italiano e sono settori importanti per la crescita e la ripresa del nostro Paese. L’identità del nostro territorio deve dettare le nuove regole entro cui inseguire la crescita economica”  a concluso Gargano.

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L’agroalimentare cresce in controtendenza rispetto all’andamento generale e fa segnare un aumento nelle esportazioni dell’1,2 per cento per un valore di 2,731 miliardi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero a settembre che registrano in media un calo record del 4,2 per cento, il peggior dato dal 2009. La crescita in controtendenza dell’agroalimentare è dovuta – sottolinea la Coldiretti – ad un aumento del 5,4 per cento delle spedizioni di prodotti agricoli e dell’1,1 per cento di quelle degli alimentari e delle bevande.  Un risultato importante poiché indica come il valore dell’agroalimentare italiano sia riconosciuto all’estero e continua a segnare un’importante crescita anche in un periodo di grande contrazione che vede la contrazione di tutti i settori. Un segnale importante per ridisegnare la mappa degli essets del nostro Paese sui quali puntare ed investire.

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